giovedì 29 novembre 2007



SANTE RAGIONI IN LIBRERIA DALL'8 NOVEMBRE
Venire al mondo, il battesimo, l’ora di religione, i simboli religiosi nelle scuole, l’educazione sessuale, il caso Darwin e la marginalizzazione delle materie su cui la chiesa non può far valere la sua posizione, il matrimonio e la vita di relazione, la “politica” riproduttiva (contraccezione, aborto, fecondazione assistita…), il parto e il dolore, la ricerca biomedica (staminali e trapianto di organi), l’8 per mille, il trattamento fiscale della chiesa, i reati sui minori, il testamento biologico, la terapia del dolore, l’eutanasia, i funerali civili… In pratica: la vita, dalla nascita alla morte. Su ognuno di questi temi gli uomini di fede, ma soprattutto le alte gerarchie del Vaticano, ormai da anni esercitano pressione per consolidare una visione del mondo arretrata, irrazionale e violenta.
Questo libro non vuole essere una riflessione teorica sulla laicità. Questo libro segue passo passo la vita di uomini e donne, e mostra (non senza ironia) attraverso la cronaca di questi ultimi anni, gli argomenti dei politici à la Buttiglione, le tante disposizioni di legge che limitano fortemente la libertà individuale, come la Chiesa da anni e con violenza decida il nostro destino.
Un libro che denuncia uno stato di cose inaccettabile. Un libro che va in profondità sulle notizie che ormai da mesi troviamo sparate sulle prime pagine di tutti i giornali. Un libro scritto con ironia, perché gli argomenti di questa Chiesa politica spesso sfiorano il ridicolo, sebbene questo ridicolo sia ben nascosto dai media e dai grandi mezzi d’informazione.
Autori: Carla Castellacci, Telmo Pievani
Titolo: Sante ragioni Pagine: 273 Prezzo: 13,60 Euro Collana: Reverse



Carla Castellacci, biologa, lavora come freelance nell’ambito della comunicazione e divulgazione scientifica. E’ tra gli ispiratori e organizzatori del Darwin Day, la manifestazione che da anni riscuote un grande successo di pubblico a testimoniare la voglia di scienza in una Italia in cui la ricerca è limitata dalla cronica mancanza di fondi e dai condizionamenti della Chiesa.
Telmo Pievani, filosofo della scienza, insegna all’Università di Milano Bicocca. E’ segretario del Consiglio scientifico del Festival della Scienza di Genova e segue l’ideazione e il coordinamento del Festival delle Scienze di Roma. Ha partecipato alle trasmissioni L’infedele di Gad Lerner e Otto e mezzo di Giuliano Ferrara, sui temi della Chiesa e della religione. Tra i suoi libri ricordiamo il successo di Creazione senza Dio (Einaudi 2006) e il recente In difesa di Darwin (Bompiani 2007).

"Il tramonto dei gay (e la morte dell'etero)", il primo libro di Bert Archer

Da Castelvecchi un libro critico, forse polemico che suggerisce la mutazione dei generi: Il tramonto dei gay e la morte dell’etero di Bert Archer uscito a maggio 2006. L’Italia è la prima nazione europea non anglofona ad aver pubblicato il libro. Bert Archer afferma che ormai le categorie della sessualità dell'essere umano sono più che mai indefinite. Così l'identità e la cultura gay rappresentano una fase storica del percorso umano ma, nello stesso modo del femminismo, sono anche un movimento storico e culturale che prelude a trasformazioni di ben più ampio respiro. uno spessore sempre minore dell'identità omosessuale e anche, come conseguenza inevitabile, la fine dell'identità eterosessuale. Questo libro non è un libro di genere, anzi, è un libro che dichiara morte le identità di genere. Essere gay, in sé e per sé, non vuole dire più nulla, e dovrebbe cessare di essere un merito o un tratto distintivo di una cultura (che si tramuta il più delle volte in un «ghetto» comportamentale). In questo libro acuto e provocatorio sull’evoluzione della concezione del sesso, Bert Archer afferma che ormai le categorie della sessualità dell’essere umano sono più che mai indefinite, tanto che lo spessore sempre minore dell’identità omosessuale fa intravedere, come conseguenza inevitabile, anche la fine dell’identità eterosessuale. Così l’identità e la cultura gay rappresentano una fase storica del percorso umano, nello stesso modo del femminismo, della parità di diritti. Ma sono anche un movimento storico e culturale che prelude a trasformazioni di ben più ampio respiro. Archer intravede uno spessore sempre minore dell’identità omosessuale definita dai caratteri della «gay culture», mentre vede un enorme ventaglio di possibilità che si aprono quando smettiamo di definire per stereotipi. Archer, da buon giornalista di costume ha una visione non proprio popolare dell’argomento sesso che a suo avviso ci ha condotto a vicoli ciechi, ci ha costretto a fare retromarcia, ci ha finanche portato nella giusta direzione spingendoci lontano per poi farci rimanere bloccati, senza che nessuna società di nessuna epoca, possa essere definita sessualmente liberata. Bert Archer, critico e giornalista, ha scritto articoli e recensioni per www.nerve.com, «Publishers Weekly», «Entertainment Weekly», «The Bloomsbury Review», «POZ», «The New York Blade» e «The Washington Blade». Vive a Toronto.


Da: "Il tramonto dei gay e la morte dell'etero" di Bert Archer: Il matrimonio gay


Le scaramucce sul matrimonio gay mi ricordano una di quelle interminabili battaglie della Prima Guerra Mondiale per una conquista di una collinetta nella campagna francese. Alla fine non ha nessuma importanza chi vince perchè la guerra è altrove. Quindi, in questa lotta per essere ammessi in una istituzione sociale moribonda, la corrente principale ha intrapreso per decenni un processo di liberazione caratterizzato da visione limitata. E' come battere i piedi, strillare e pretendere di giocare di nuovo a un gioco che è già terminato. E' ovviamente meglio dedicarsi semplicemente all'organizzazione del gioco seguente. E se questo nuovo gioco, quando si tratta di società familiare, è così chiaramente sulla rampa di lancio e pronto a partire, i capricci e battere i piedi sul matrimonio gay sembrano miopi fino alla cecità. E' un dato di fatto che il matrimonio ha cominciato a erodersi. E' un caso in cui cominciamo a lasciar cadere pratiche o istituzioni in un momento culturale quando cominciano a intralciarci più di quanto non ci aiutino. Le donne hanno ormai diritti propri, non dipendenti dagli uomini con i quali si uniscono. Il matrimonio può essere una bella cosa, ma certamente non è più necessario, e altrettanto certamente non è più centrale. Il cambiamento è già avvenuto. Ed è soltanto per mezzo di un ostinato autoinganno che chiunque inizi una relazione a lungo termine, matrimonio o altro, potrebbe credere che l'unione duri fino alla morte di uno dei due compagni. Con questa ragionevole aspettativa di temporaneità, le relazioni monogame di lungo termine dovrebbero ora occupare il loro legittimo posto nell'ordine sociale, lasciando alle altre relazioni - non monogame, non sessuali, non romantiche - un piccolo spazio nel settore diritti e privilegi, nella forma di una serie di benefici e responsabilità trasferibili, garantiti a chiunque raggiunga la maturità. Negli anni che intercorrono tra il momento in cui i gay hanno cominciato a pensare a se stessi come a un'entità e ora, quando la parità matrimoniale è diventata una realtà in alcune parti del mondo, la gente ha cominciato a ripensare i modi di convivere che la società occidentale ha conosciuto nei secoli. Regole fuori del comune, relazioni aperte, legami familiari non sessuali in mezzo ad una marea di partner sessuali pienamente accettati - regole che possono non funzionare per tutti. Ma le comunità gay hanno provato a se stesse una cosa - e al resto del mondo che abbia voglia di guardare - cioè che questo tipo di cose funzionano per molti.

Michel Onfray La Scultura di sé Fazi Editore

Collana: Le Terre/Pensiero - Argomenti: Storia, Filosofia

Dopo il crollo delle grandi ideologie, la filosofia sembra incapace di offrirci strumenti per orientare la nostra esistenza: al suo posto, trionfano religioni di massa e mode spiritualislichc. Di contro ne La scultura di sé, che all'interno del suo antisistema prende il posto dell'etica e della scienza del buon vivere, Onfray lancia una vigorosa difesa di una morale laica e vitale, al contempo individualista e "generosa", schierando al proprio fianco gli spìriti ribelli della Storia: l'artista e il torero, il dandy e il samurai, il dongiovanni e l'anarchico. Nella sua lotta contro le morali "della rinuncia", Onfray rintraccia la chiave della nuova etica nel tradizionale concetto di virtù: non però le virtù cristiane, ma quelle elaborate nel Rinascimento italiano ed esemplificate magistralmente dall'immagine del Condottiero, vero campione della morale estetica. Come in un'antica rappresentazione allegorica, allora, ogni figura passata in rassegna incarna una qualita che l'uomo moderno dovrebbe secondo Onfray recuperare: lo slancio vitale (l'artista) e l'autocontrollo (il torero), l'originalità (il dandy) e la determinazione (il samurai), l'abilità persuasiva (il dongiovanni) e l'individualismo (l'anarchico). Così, sulla scorta di Nietzsche - la cui presenza accompagna costantemente Onfray -, viene motivato il rifiuto della privazione e della sottomissione, della repressione degli istinti e della mortificazione delle pulsioni vitali, ed esaltati al loro posto i valori dell'eleganza, dell'amicizia, delle affinità elettive, della raffinatezza, dell'edonismo. Un individualismo dai tratti anarchici ma munifico e solidale, che rende la prospettiva onfrayana un fecondo a parte nel pensiero etico della contemporaneità.
«La scultura di sé presuppone una vitalità traboccante, il recupero della virtù rinascimentale contro la virtus cristiana, un talento per l'eroismo, una forte individualità, l'assenso all'abbondanza, la capacità di essere prodighi».(Michel Onfray)
Un saggio vivace e senza "polvere"... Onfray preferisce gli aristocratici, creatori di istanti, a quei bacchettoni che credono di guadagnare in grandezza ogni volta che perdono in voluttà... ma sa evitare la trappola che trasforma il gaudente solitario in boia sadiano. Nella cura di sé si sforza di fondare la relazione con gli altri: senza il piacere non c'è morale... Un pensiero che ignora superbamente le note a pie di pagina». (Le Monde)
«La scultura di sé è un percorso erudito attraverso i sentieri dimenticati della storiai e le strade segrete, spesso trasversali e deviate, della filosofia e dell'arte». (Le Magazine Litteraire)